Mapperò

NON SI DICE

Categoria: Poesia

La bellezza che resta

Crollino i ponti e le loro brutture,
che dei morti fan martiri,
del futuro paure.
Crolli lo stato, la sua economia,
fautrice volgare,
del morte tua, vita mia.
Crollino gli affetti, che han bisogno di aperitivi,
per scoprir che lontani,
lo si è anche da vivi.
Crolli il lavoro che usura decenni,
e che traduce la vita,
in rincorse perenni.
Crolli il commercio, il prodotto interno lordo,
e con loro, la sacra produzione.
Tutto ciò che arreda,
questa grande prigione.
Crollassimo noi, le nostre mediocrità,
tutto ciò a cui ci aggrappiamo,
e che chiamiamo libertà.
Crolli il progetto che non è di Dio,
crolli pure la salvezza,
che mi procuro io.
Crolli forte.
Crolli potente.
Così che nessuno,
possa far finta di niente.
Perché tra le macerie qualcosa di bello resterà,
e solo quella che resta,
sarà la bellezza, che il mondo salverà.

Quando rotola un pallone

Rotola, rotola sul prato,
che mentre rotoli me so’ innamorato.
Rotoli da sempre, da quando che me ricordo qualcosa,
ce stavi te accanto a me,
e il mondo diventava ’n’ altra cosa.
Le tedesche sotto casa,
le partite nei viali,
poi i campi de terra,
mo quelli d’erba artificiali.
De tutte le volte che ho creduto fosse vero,
che un giorno all’improvviso,
avrei toccato quel terreno.
Che per me era l’Olimpico, pe’ un altro San Siro,
e tutti c’avemo sperato,
senza che se piamo in giro.
C’ho sperato da bambino,
e da scemo spero ancora,
perché il gusto che c’ho adesso,
è sempre quello che ebbi allora.
Che te fa senti’ riuscito,
che te fa senti’ nel mondo,
pe’ ‘na palla data giusta,
pe’ ’n go’ all’ultimo secondo.
È il bambino che c’è in me,
che non pensa sia finita,
che il pallone è il primo “per sempre”
che ho detto nella vita.
Chiedilo all’infortunato,
qual è il suo dolore,
se il male fisico,
o il non pote’ core.
Chiedilo ad un bambino,
che non vo’ sali’ pe’ cena.
Che la pasta ce sta sempre,
“ah ma’ magna’ serena.”
Chiedilo a tutti noi,
che ogni volta è un’emozione,
che non c’è niente da spiega’,
quando rotola un pallone.

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C’è in più

C’è qualcosa di più de ‘na rivoluzione?

il primo sasso lanciato con passione.

Qualcosa de più pure de ‘na bella canzone?

il coraggio de racconta’ l’emozione.

 

C’è qualcosa de più alto del successo?

la speranza che c’hai messo.

Qualcosa de più alto de resta’ te stesso?

la paura con cui l’hai promesso.

 

C’è pure qualcosa  più grande della vita?

Trovarsi in ginocchio, e di’ che non è finita.

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Se non fosse scontato

Se non fosse scontato,

che quello davanti a te è il mare.

Se non fosse già dato,

un consiglio per aiutare.

 

Se non fosse scontato,

quello che oggi abbiamo.

Se non avessimo dimenticato,

ciò che fino a ieri speravamo.

 

Se non fosse scontato,

dell’Estate il ritorno,

ogni sera diremmo,

oggi è stato un bel giorno.

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Come si vive

Si vive di sogni, di difficili emozioni,
di pippe mentali ,
che sanno risolvere solo le canzoni.

Si vive di progetti che forse mai si realizzeranno,
di ricordi e di ideali,
che con il tempo passeranno.

Si vive di poesie e di promesse rispettate,
dei tremori dell’Inverno,
mentre aspetti una nuova Estate.

Si vive di pensieri che tormentano la testa,
di attese interminabili,
il giorno prima della festa.

Si vive di tutto ciò che non abbiamo,
di amori e di amicizie,
che ancora non conosciamo.

Si vive di speranza, di successo o d’illusione,
cercando di capire,
se siamo il vento o l’aquilone.

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Via dell’Umiltà

Ce sta na via a Roma de cui nessuno sa,
se chiama Via Paolo Sesto,
ma pe’ l’amici è via dell’Umiltà.

Sta in disparte silenziosa,
e nun dice mai niente.
E ogni tanto se ‘nnamora de na sposa,
perché je piace quel sorriso vero tra i rimpianti della gente.

Se la incontri è per caso o perché proprio ce devi passa’,
o quando vuoi cerca’ un po’ d’ombra,
che te ripara dal caldo della città.

Nun je frega delle foto,
che i turisti nun je fanno.
Nun ha mai ricevuto complimenti,
e nun s’aspetta manco che arriveranno.

Ma se te capita un giorno de doverla incontra’,
ricorda che puro si è stretta e sola,
è la via che porta a casa de Sua Santità.

Via Paolo Sesto, Roma.

Via Paolo VI, Roma.

Credo

Credo nelle passioni liberate dalla razionalità di ciniche convinzioni,
quelle passioni che rimpiangi la sera dopo,
ma che ringrazierai d’aver vissuto rivivendole nelle canzoni.

Credo alle notti di vino ed ai loro slanci improvvisi,
alle follie di una notte d’estate,
alle albe ubriache ed ai suoi sorrisi.

Credo nell’amico che gioisce per un tuo successo come fosse il suo,
credo ad un amico che offrendoti una birra,
ti dirà ciò che è mio è tuo.

Credo nelle tradizioni a difesa dei valori sociali
e nella generosità offerta sinceramente,
come non credo ai perbenismi interessati
e alle strette di mano di tanta gente.

Non credo alle generalizzazioni e tantomeno alle categorie,
se così fosse, tutte le storie che ho ascoltato,
sarebbero identiche alle storie mie.

Non credo alle persone avare, non solo economicamente,
perché chi è avaro di mano, di solito,
lo è anche con l’anima, il corpo e la mente.

Non credo alla mentalità progressista che distrugge ogni ideale,
per ottenere un profitto assicurato.
Come non credo a chi crede sia normale,
che ogni uomo valga quanto è stato pagato.

Esulto invece di fronte alla gente che non si prende mai troppo sul serio,
alle persone pronte a scherzare su tutto,
ma che in quello che fanno ci credono davvero.

Credo a ciò che sento dentro,
alla consapevolezza che mi da fiducia,
perché nel fuoco del cuore di chi crede,
tutto arde e nulla brucia.

Credo con Fede al cammino di Dio,
anche se quale sia non è dato saperlo,
anche se non so neanche quale sarà il mio,
il futuro più bello continuo a volerlo.

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Ciò che già hai

Nel frattempo poi ho guardato il volo incerto degli aquiloni,
e mi son chiesto se fossero loro o il vento,
a scegliere le direzioni.

Ho pensato che delle volte il sacrificio è dovuto,
che quando te verrebbe da alza’ la voce,
è pure giusto resta’ muto.

Ho pensato che se le cose vanno pe’ ‘na direzione,
si nun conosci quella strada,
devi solo fa più attenzione.

Ho pensato che poi è inutile preoccupasse del futuro,
se er presente che c’hai accanto,
lo lasci piagne faccia al muro.

Ho pensato che i desideri so’ veramente tanti,
ma le cose che già c’hai,
so’ davvero più importanti.

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Chi cerca trova

Cerco l’esaltazione della parola data,
della promessa mantenuta,
della fiducia ricambiata.

Cerco con insistenza un po’ de gioia al mondo,
e ‘n pranzo co’ gli amici,
con il mare a fa da sfondo.

Cerco la poesia de ‘no slancio improvviso,
un’impresa riuscita,
che te fa veni er sorriso.

Cerco quelle notti in cui se brinda alla gloria,
e quegli inchiostri indelebili,
de chi scrive la storia.

Cerco con fiducia chi te dice “prova”,
cercandolo rido,
perché chi cerca trova.

 

nascondino

Cade la pioggia

Cade la pioggia e lava la vergogna,
de sta città tanto amata.
Cade giù forte e metta alla gogna,
chi sotto al diluvio senza ombrello l’ha lasciata.

Cade la pioggia e riempie li tombini,
dal basso sgorgano fango e storia,
de chi na volta ammirava er Bernini,
e mo j’è rimasto solo er ricordo de gloria.

Cade la pioggia come a dì mobbasta,
tocca dasse na bella raddrizzata.
Ma intanto è pronta già la pasta,
e la voglia de combatte illusa se n’e’ annata.

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