Mapperò

NON SI DICE

Mese: marzo, 2013

Il Governo che non c’è

Fermi tutti, che sta a succede?! Qui nun se capisce niente, è passato un mese dalle elezioni e ancora nun se sa, quando piove, con chi se la dovemo pia. Vabbè, dai risultati elettorali si evinceva del paese l’ingovernabilità, ma cazzo, almeno ce volete provà. Signor Bersani chi te l’ha fatto fà?! Facevi er grosso con la storia del giaguaro, hai visto un gatto e te sei cagato in mano. Hai alzato un po’ la testa con Grasso e cò la Boldrini, per carità na cosa l’hai vinta, ma era un po’ come rubà la merenda ai regazzini. Mo che sei er premier incaricato, te prego datte nà mossa, organizza sto mandato, qui non ce stà più tempo. Ma non l’hai visto Berlusconi?! In piazza insieme a duecentomila bambacioni, quelli so duecentomila permessi dati dall’ospizio, ma come fà la gente a crede ancora a quel tizio?! Mo per carità, non voglio prende posizione, ma è dovuta almeno na riflessione. So 20 anni che promette e nun mantiene, per carità fà ride, te la fa pia bene, ma me ricordo che fu cacciato a calci nel sedere e qui le colpe so due: la sinistra italiana se sa è indecente, ma il popolo fiji mia è deficiente.

Un popolo de corta memoria non può fà la storia, un popolo che da la colpa dell’impasse istituzionale, al movimento 5 stelle, ragiona male male. Che per carità nun saranno degli scienziati, ma qualcuno l’ha votati e se la colpa che a loro si addice è quella de non esse un movimento meretrice, che se svende per un par de quatrini ma resta coerente con l’idea votata, a casa la casta l’Italia va ribaltata, beh, er pensiero sale forte e il dubbio se fà strada, me sa che de vede na nazione vera, unita e amata, manco più la speranza c’è restata.

Habemus Papam

Sono le 19.06 del 13 Marzo 2013, da un comignolo situato su un tetto di Roma esce del fumo bianco. Normale, si può pensare, è un comignolo e come tutti i comignoli del mondo funziona da parte terminale della canna fumaria ed ha la funzione di disperdere nell’aria il fumo, ma questo no. Questo comignolo ha la capacità di fermare, finalmente, il mondo intero. Si, perché senza distinzioni di religioni, di credi, di stati sociali e qualsiasi altra categoria alienante si voglia mettere in risalto, tutti ieri hanno guardato a quel comignolo con speranza, fede, emozione o semplicemente curiosità, tutti ieri hanno abbozzato ad un sorriso quando quel gabbiano, divenuto ormai più famoso del suo “collega” Jonathan Livingston, si è fermato a guardare quella marea di gente, quasi a dare un segnale, quasi a dissacrare con la semplicità propria della natura quel momento di attesa, quasi come stesse pensando tra sé e sé  “ umani, strana specie”.

Ed, in effetti, tutti i torti quel gabbiano non li aveva, l’umano è strano, l’umano sa essere cinico e spietato, sa essere crudele, ignorante, becero e stupido, un umano riesce a vedere un rituale tramandato da secoli, nella sua –stavolta motivata  ed accettata, quasi desiderata- sfarzosità e pensare all’odio, alla polemica forzata, alla critica dovuta tralasciando la bellezza di ciò che si sta vivendo. Purtroppo in questo è aiutato dai social network, che tanto di buono hanno, ma che purtroppo concedono, a chi evidentemente non ne ha la capacità, di esprimere la propria opinione incuranti del rispetto e dell’educazione che se non può essere riconosciuta come virtù, concediamole almeno l’importanza che ha nelle regole basilari della comunicazione tra esseri viventi. Mah, vabbè, l’educazione è cosa del cuore.Dicono.

Certo, le colpe della Chiesa sono tante, forse troppe, senza forse, troppe! e nascono ben prima -secoli prima- di un servizio delle Iene. Certamente non devono passare inosservate e soprattutto impunite, in questo ricade la responsabilità di Papa Francesco, il quale, concedendo l’indulgenza plenaria -fatto raro e storico, passato troppo inosservato- non può sottrarsi dal condannare il marcio che vive e sopravvive nella Chiesa, con prese di posizione e misure decise, che facciano finalmente chiarezza.

Ma questo discorso ieri doveva essere messo da parte, non cancellato, semplicemente spostato dalla visuale, per permettere di vedere, non solo guardare, ciò che stava accadendo, l’emozione che si stava vivendo. Probabilmente chi è di Roma, come me, il Papa lo percepisce più come uno di famiglia che come un capo di Stato estero, probabilmente chi è di Roma, come me, nell’elezione del Papa percepisce quella Roma de ‘na volta, la Roma dei Rioni, tramandata da poesie in romanesco di Trilussa, ricordata nelle canzoni di Gabriella Ferri e dai film di Alberto Sordi – per citarne alcuni- ma mai realmente vissuta. È  il paradosso dell’amore, amare ciò che non si è potuto vivere.

E allora mentre sotto la pioggia, correndo per le vie di Borgo Pio, senti urlare “Hanno fatto er Papa, hanno fatto er Papa” – perché a Roma er Papa, se fà, nun se elegge- un po’ il cuore trema, com’è giusto che sia, un po’ della disastrosa politica italiana, della ragazzetta che non ce stà, della Roma che nun vince niente, der futuro incerto, pè un’oretta, solo pè un’oretta nun te ne frega niente, pensì solo ad aspettà – e con te, tutto il mondo- quell’omo vestito de bianco che apparirà dal balcone e chissà che ce dirà.

Lo vedi, è simpatico, sembra umile, si, potrebbe esse un buon Vescovo di Roma, staremo a vedere. Ok, er Papa è fatto, ha parlato e mo?! pensi alla tradizione, la quale vuole, che quando more o quando fanno er Papa, a Roma, un tempo le osterie davano da bere gratis, glielo provi a spiegà al barista di turno, ma quello freddo e irrispettoso per la tradizione, te risponde: “ma chi vuoi buggerà, ah morè…so 20 euri, và a fà lo scontrino, che co sta crisi, non se regala niente a nisuno”.

E allora capisci che i tempi sono cambiati troppo e che nella spasmodica ricerca del successo, il popolo ha perso il piacere di vivere tradizioni che legano vite di uomini e donne di secoli e tempi diversi. Perché nel panico sociale, nel quale la società moderna ci ha costretti a vivere, il saper riconoscere e vivere un’emozione ed il sentirsi legati a qualcosa di antico rappresenta una boccata d’ossigeno, all’interno della quale, c’è un senso di Vita che spesso non sappiamo riconoscere.

È durata un’oretta st’emozione, ma però m’è piaciuta, pure se “ma però” nun se dice.

Brindamo al Papa Re, Brindamo a Roma Nostra!!!

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