Non chiamatelo Popolo Eletto
di Mapperò
Il popolo eletto da secoli e secoli, nella mente di tutti è stato sempre il popolo d’Israele, così volle il Signore, così è scritto nella Bibbia. Ma proprio oggi, io, credente e praticante, mi voglio soffermare su quale significato quest’affermazione possa ancora avere. Abbiamo davanti agli occhi le immagini di ciò che sta accadendo in Palestina, c’è chi le vede, portando avanti nel suo piccolo la propria onorevole e meravigliosa battaglia, e chi le guarda, le osserva, sbuffando un po’ e lasciandole passare, perché tanto è una guerra che dura da sessant’ anni, anno in più, anno in meno, migliaia di morti innocenti in più, migliaia di vite innocenti in meno.
Le immagini che arrivano dall’altra parte del mondo, scuotono, disorientano, colpiscono. Si proprio così, colpiscono, come le bombe, e colpiscono anche, anzi soprattutto, chi non è abituato a vederle, chi è sempre stato più svelto degli altri a girarsi dall’altra parte, a lasciare andare, appunto. Ma quando qualcosa ti colpisce, il livido si vede anche se fai finta di non averlo, e allora devi decidere se aspettare che passi da solo, oppure cercare di capire come te lo sei fatto e perché in fondo ti faccia così male, mettendo in discussione, per necessità, anche le tue più profonde convinzioni, anche, addirittura, la parola Suprema.
E così mi chiedo come possa un popolo eletto dal Signore, compiere quelle atrocità, come si possa vivere una vita così meschina, prepotente ed infame. Come ci si possa distaccare così tanto dall’umanità ed esortare anche gli altri a farlo, additando come antisemita chi non lo fa’, con la pericolosa cattiveria di chi fu vittima, ed ora ha la pistola carica in mano e campo libero per giocare. Con quella infame e vile prepotenza di chi, consapevole del proprio potere, lo utilizza per sopprimere il prossimo ed annientarlo, giustificandosi nel movente della propria insicurezza.
No, non può essere il popolo eletto, quel popolo che ha crocifisso il figlio di colui che l’aveva nominato tale. Non può essere il popolo eletto, quel popolo, che vittima di un genocidio, ne compie un altro, e si scandalizza se qualcuno prova a farglielo notare.
Non c’è nulla di eletto nelle gambe mutilate di un bambino, nulla di santo nel derubare un altro popolo delle sue terre e delle sue origini, nulla di umano in un muro più crudele di quello di Berlino, non c’è nulla, nulla che appartenga a Dio nel mentire, nell’opprimere, nel lanciare un sasso ed indicare un altro come colpevole.
Non ci sono terroristi e se ci sono, non sono certamente palestinesi. Dare dei terroristi a coloro i quali si ribellano perchè è stata portata loro via la vita, che con sacrificio avevano costruito, ed incolparli per ciò che sta accadendo, equivale a biasimare una donna stuprata da dieci uomini per essere riuscita a dare uno schiaffo ad uno di loro.
E chi nei titoli di giornali usa la semantica, per dirottare un’ opinione e nascondere la verità, è complice, senza se e senza ma, di uno dei più crudeli genocidi della storia, pari alla shoah.
Io ci sono stato in quelle terre, ho visto i rabbini che passavano nel quartiere arabo di Gerusalemme, tenere lo sguardo basso, in segno di disprezzo, affinché i loro sguardi non venissero contaminati dagli sguardi di un’altra razza. Ho visto le case dei palestinesi e quelle degli israeliani, quelle senza acqua corrente e quelle con la fontana nel giardino. Ho visto il muro, i check-point, i controlli alla dogana, le baracche e i sorrisi di bambini che chiedono solo di poter tornare a vivere nella propria casa, senza dover piangere perché un raid aereo ha colpito la loro, già povera, cameretta.
Ho visto come si vive lì, e ho respirato l’aria ostile della saccenza, di chi si è sentito insignito di un titolo non suo, di chi visti i fatti, ha frainteso le parole di colui che hanno crocifisso, condannandosi da soli, ad una vita senza pace.
No, quello di Israele non è il popolo eletto. Il Signore stesso lo proclamò tale, non perché era un popolo grande, ma anzi, proprio perché era il più piccolo dei popoli, mostrando la sua Misericordia ed il suo Amore. Israele perciò non è mai stato e mai potrà essere il popolo Supremo, come potrebbe un popolo insignito di una così alta nomina ritrovarsi su un divano ad ammirare i bombardamenti, mangiando popcorn, come fossero in un qualsiasi cinema.
Sforzandomi di trovare un significato a quelle parole però, mi dispiace dover pensare che Israele sia in realtà la cartina tornasole del mondo, la cartina tornasole dell’umanità. Guardate Israele e ditemi se non vedete nelle sue azioni, tutta la malvagità e la meschinità che ritroviamo nella vita quotidiana dell’umanità. Un’umanità che ha smarrito ogni concezione di fratellanza, di amore incondizionato verso il prossimo e di rispetto verso i valori e i principi etici e morali, i più basilari, quelli che dovrebbero essere dati per scontati. Un’umanità persa, un’umanità che troppo impegnata nella ricerca della gloria personale, ha fatto dell’invidia e della vendetta le virtù più condivise, accrescendo il proprio egoismo, nella stupida convinzione che il più forte alla fine dei giochi, vince sempre, come se vincere fosse veramente l’unica cosa che conta.
Si, voglio pensare che il popolo eletto sia Israele, ma solo per metafora, solo per parabola, solo come riferimento per la sconfitta dell’umanità.Voglio pensare che Israele popolo eletto, sia solo un errore di interpretazione, solo un modo con cui il Signore ci ha detto, guardate Israele e fate esattamente il contrario.