C’è chi dice Oxi

di Mapperò

Il c’era una volta all’inizio di una storia evoca racconti di fate e principesse, cose belle, talmente tanto da essere finte. Favole appunto. Eppure stavolta il “c’era una volta” potrebbe far iniziare un articolo, che è tutto vero, pure se suona come una favola. C’è chi dice no, cantava Vasco Rossi mentre si domandava “quanta gente comunque ci sarà, che si accontenterà”. Ci dovrà essere qualcuno che dirà no, pensavo quando inerme e rabbioso mi informavo sugli scempi dei burocrati europei.
Il 5 Luglio 2015, resterà una data storica. È il giorno in cui qualcuno ha detto no. No ai ricatti, no alle paure paventate, no alle prepotenze del più forte. No ad un’Europa disumana, creatrice di castelli dorati costruiti su terreni sabbiosi. No ad un’Europa che ti lascia libero di non cambiare valuta in un viaggio all’estero, ma poi ti gira le spalle a Ventimiglia. No ad un modo di vivere e di pensare dettato solo dalla paura. La paura, si proprio lei, questa cosa tanto forte se schivata, così quanto debole se affrontata. La stessa paura del futuro che vi fa lamentare ogni giorno e che poi vi fa tremare le gambe, quando quelle cose per cui vi lamentate, qualcuno prova davvero a cambiarle.
Tornare alla Dracma porterà al default?! La Grecia non potrà sopravvivere senza Euro?! Paure, ancora. Chi scruta tutte le nuvole non parte mai e se anche Il prezzo da pagare potrebbe essere alto, è proprio il sapere che ci sia un prezzo da pagare che da ad una decisione il suo valore. È la conseguenza di un’azione che dona all’azione stessa la sua ragione. Che lezione il popolo greco!
Finalmente c’è chi ha avuto il coraggio di provare a cambiare le cose. Le conseguenze economiche e finanziarie? Ma quelle sono solo frutto della concezione economico-politica che ci hanno insegnato, la quale vede il capitalismo come unico sistema economico possibile e il guadagno come unica unità di misura per calcolare la grandezza di uno stato o, peggio ancora, la vita di un uomo. Le paure colpiscono il nostro modo di vedere il mondo, perché sono stati attenti ad insegnarcene soltanto uno. L’unico possibile, l’unico necessario. Invece no. Basterebbe guardare ai dati della disoccupazione giovanile, al rapporto tasse-welfare, ai tagli all’istruzione pubblica. Ai più pigri basterebbe guardare anche solo un video su youtube riguardo i danni ambientali, per capire che quel sistema venduto come unico ed incrollabile, in realtà deve crollare. È l’incapacità di guardare la realtà da altri punti di vista che vi fa dire e pensare cose che non direste, cose che non pensereste, se solo aveste donato una possibilità ad un mondo diverso. Ad un’ Europa così come era stata pensata, ancor prima dei suoi padri fondatori.
E non serve essere economisti per capire cosa sta succedendo. Non serve esserlo per avere un’opinione a riguardo. Anzi, è proprio meglio non esserlo. E i motivi sono diversi. Infatti, da quando l’economia ha preso il controllo sulla politica, c’è stato un progresso economico che è cresciuto la metà di quanto invece abbia fatto il declino sociale. La maggior parte degli economisti pensa secondo lo schema che è stato loro insegnato, quello che ha già palesemente fallito. Ma soprattutto perché chiunque si senta di essere un’economista affermato, potrà parlare di dati, di equazioni, di PIL, PNL, Spread e coni Sammontana. Ma fondamentale di quella che è la verità, degli accordi decisi in determinati palazzi, delle strategie, dei ricatti, degli imbrogli, dei bluff mediatici e chi più ne ha, più ne rubi (in teoria metta), non ne può sapere veramente niente. Potrà fare ipotesi, certo. Ma se tre indizi fanno una prova, trecento ipotesi non fanno la realtà.
Perciò bisogna gioire, pure se il cammino è buio ed incerto, perché Il nostro compito da cittadini europei è costruire un’Europa che prima si fondi sull’identità, sulla cultura, su quei valori ed ideali, che la trasformino in qualcosa per cui, poi, varrà la pena fare dei sacrifici economici. Non il contrario.
Nessun genitore farebbe una vita di sacrifici per dare ai propri figli un’istruzione contraria alla loro educazione. Nessun impiegato risparmierebbe un anno intero per andare in vacanza in un posto che gli fa schifo. Nessuna coppia di sposi pagherebbe un mutuo per una casa che non sentono propria.
Le preoccupazioni semmai dovrebbero venire dalla paura di nuovo accordo, che non rispetti quell’immenso coraggio mostrato dal popolo greco. Cosa possibile, in quanto il referendum appena fatto suona più come una mossa politica, una dimostrazione di forza. Se così non fosse, se tutto questo non sia stata solo l’ennesima paura paventata, stavolta a chi di paventare paure ne ha fatto un’arte, allora un nuovo corso è possibile. Una nuova Europa può nascere. Un’Europa sociale, umana e portatrice di progresso reale. Il prezzo da pagare potrebbe essere esoso od irrisorio, nessuno realmente può saperlo e non lo scopriremo di certo sui giornali che sovente manipolano l’informazione a secondo del vento che deve tirare. Ma chi è pronto a rinunciare alla propria libertà per un po’ di sicurezza, non merita né l’una né l’altra. E il voler portare avanti una situazione che non piace, solo per paura che possa essere peggiore, rende gli uomini piccoli e i popoli succubi.

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