L’ultimo amico va via. E mentre s’attaccamo a sta città che s’è addormita già da n’ora, ce piagne er core a pensa che ‘n altro poeta c’ha abbandonato.
Sei stato er maestro de na gioventù sbandata, la nostra. Hai vissuto pè esse te stesso, vivendo alla giornata cò quella che dà, sei stato ‘n artista e te bastava la tua libertà…cosa rara de sti tempi. Ed è per questo che t’avemo amato, ed è per questo che in silenzio te stamo a piagnè, si perché nun semo come te che nun piagni pè n’omo che more, noi si, perché noi semo allievi, te sei er Maestro.
Hai sfidato sta vita amara, l’hai sfidata nel buio e nella luna piena, per cerca de combatte sta noia, sta maledetta noia che c’assale…eh si, ora s’accorgemo che oltre a te, tutto il resto è maledetta noia davvero.
Te ne sei andato da solo, seguendo il destino, scappando lontano, sognando le strade che portano al mare, perché c’hai ragione, chi è prigioniero invece more…hai vissuto contro certi venduti e contro falsi poeti, tu che poeta lo sei stato davvero. Sempre controcorrente, hai trattato con i guanti la tua libertà, insegnandone anche a noi l’essenza. T’avemo cantato, urlato, cò te avemo pianto, riso e amato, l’avemo fatto come tu c’hai insegnato e scusece se nun semo stati all’altezza der maestro, ma stà tranquillo che cò te nun avemo mai barato, perché quanno puntavi er core nun lo permettevi, perché l’amore, è un gioco che bisogna sapè fà…nun se può barà!
E proprio per te, che sei stato amato da mille donne ma che hai deciso de sposanne solo una, Roma tua. Roma Nuda. Si, proprio per te, Roma, stasera nuda più che mai, se scusa, perché stasera l’amico che la può consolà manca a lei e se scusa se perde lacrime pè strada, ma fà na cosa, stasera tocca a te a fà finta che so gocce de rugiada…
Fermi tutti, che sta a succede?! Qui nun se capisce niente, è passato un mese dalle elezioni e ancora nun se sa, quando piove, con chi se la dovemo pia. Vabbè, dai risultati elettorali si evinceva del paese l’ingovernabilità, ma cazzo, almeno ce volete provà. Signor Bersani chi te l’ha fatto fà?! Facevi er grosso con la storia del giaguaro, hai visto un gatto e te sei cagato in mano. Hai alzato un po’ la testa con Grasso e cò la Boldrini, per carità na cosa l’hai vinta, ma era un po’ come rubà la merenda ai regazzini. Mo che sei er premier incaricato, te prego datte nà mossa, organizza sto mandato, qui non ce stà più tempo. Ma non l’hai visto Berlusconi?! In piazza insieme a duecentomila bambacioni, quelli so duecentomila permessi dati dall’ospizio, ma come fà la gente a crede ancora a quel tizio?! Mo per carità, non voglio prende posizione, ma è dovuta almeno na riflessione. So 20 anni che promette e nun mantiene, per carità fà ride, te la fa pia bene, ma me ricordo che fu cacciato a calci nel sedere e qui le colpe so due: la sinistra italiana se sa è indecente, ma il popolo fiji mia è deficiente.
Un popolo de corta memoria non può fà la storia, un popolo che da la colpa dell’impasse istituzionale, al movimento 5 stelle, ragiona male male. Che per carità nun saranno degli scienziati, ma qualcuno l’ha votati e se la colpa che a loro si addice è quella de non esse un movimento meretrice, che se svende per un par de quatrini ma resta coerente con l’idea votata, a casa la casta l’Italia va ribaltata, beh, er pensiero sale forte e il dubbio se fà strada, me sa che de vede na nazione vera, unita e amata, manco più la speranza c’è restata.
Sono le 19.06 del 13 Marzo 2013, da un comignolo situato su un tetto di Roma esce del fumo bianco. Normale, si può pensare, è un comignolo e come tutti i comignoli del mondo funziona da parte terminale della canna fumaria ed ha la funzione di disperdere nell’aria il fumo, ma questo no. Questo comignolo ha la capacità di fermare, finalmente, il mondo intero. Si, perché senza distinzioni di religioni, di credi, di stati sociali e qualsiasi altra categoria alienante si voglia mettere in risalto, tutti ieri hanno guardato a quel comignolo con speranza, fede, emozione o semplicemente curiosità, tutti ieri hanno abbozzato ad un sorriso quando quel gabbiano, divenuto ormai più famoso del suo “collega” Jonathan Livingston, si è fermato a guardare quella marea di gente, quasi a dare un segnale, quasi a dissacrare con la semplicità propria della natura quel momento di attesa, quasi come stesse pensando tra sé e sé “ umani, strana specie”.
Ed, in effetti, tutti i torti quel gabbiano non li aveva, l’umano è strano, l’umano sa essere cinico e spietato, sa essere crudele, ignorante, becero e stupido, un umano riesce a vedere un rituale tramandato da secoli, nella sua –stavolta motivata ed accettata, quasi desiderata- sfarzosità e pensare all’odio, alla polemica forzata, alla critica dovuta tralasciando la bellezza di ciò che si sta vivendo. Purtroppo in questo è aiutato dai social network, che tanto di buono hanno, ma che purtroppo concedono, a chi evidentemente non ne ha la capacità, di esprimere la propria opinione incuranti del rispetto e dell’educazione che se non può essere riconosciuta come virtù, concediamole almeno l’importanza che ha nelle regole basilari della comunicazione tra esseri viventi. Mah, vabbè, l’educazione è cosa del cuore.Dicono.
Certo, le colpe della Chiesa sono tante, forse troppe, senza forse, troppe! e nascono ben prima -secoli prima- di un servizio delle Iene. Certamente non devono passare inosservate e soprattutto impunite, in questo ricade la responsabilità di Papa Francesco, il quale, concedendo l’indulgenza plenaria -fatto raro e storico, passato troppo inosservato- non può sottrarsi dal condannare il marcio che vive e sopravvive nella Chiesa, con prese di posizione e misure decise, che facciano finalmente chiarezza.
Ma questo discorso ieri doveva essere messo da parte, non cancellato, semplicemente spostato dalla visuale, per permettere di vedere, non solo guardare, ciò che stava accadendo, l’emozione che si stava vivendo. Probabilmente chi è di Roma, come me, il Papa lo percepisce più come uno di famiglia che come un capo di Stato estero, probabilmente chi è di Roma, come me, nell’elezione del Papa percepisce quella Roma de ‘na volta, la Roma dei Rioni, tramandata da poesie in romanesco di Trilussa, ricordata nelle canzoni di Gabriella Ferri e dai film di Alberto Sordi – per citarne alcuni- ma mai realmente vissuta. È il paradosso dell’amore, amare ciò che non si è potuto vivere.
E allora mentre sotto la pioggia, correndo per le vie di Borgo Pio, senti urlare “Hanno fatto er Papa, hanno fatto er Papa” – perché a Roma er Papa, se fà, nun se elegge- un po’ il cuore trema, com’è giusto che sia, un po’ della disastrosa politica italiana, della ragazzetta che non ce stà, della Roma che nun vince niente, der futuro incerto, pè un’oretta, solo pè un’oretta nun te ne frega niente, pensì solo ad aspettà – e con te, tutto il mondo- quell’omo vestito de bianco che apparirà dal balcone e chissà che ce dirà.
Lo vedi, è simpatico, sembra umile, si, potrebbe esse un buon Vescovo di Roma, staremo a vedere. Ok, er Papa è fatto, ha parlato e mo?! pensi alla tradizione, la quale vuole, che quando more o quando fanno er Papa, a Roma, un tempo le osterie davano da bere gratis, glielo provi a spiegà al barista di turno, ma quello freddo e irrispettoso per la tradizione, te risponde: “ma chi vuoi buggerà, ah morè…so 20 euri, và a fà lo scontrino, che co sta crisi, non se regala niente a nisuno”.
E allora capisci che i tempi sono cambiati troppo e che nella spasmodica ricerca del successo, il popolo ha perso il piacere di vivere tradizioni che legano vite di uomini e donne di secoli e tempi diversi. Perché nel panico sociale, nel quale la società moderna ci ha costretti a vivere, il saper riconoscere e vivere un’emozione ed il sentirsi legati a qualcosa di antico rappresenta una boccata d’ossigeno, all’interno della quale, c’è un senso di Vita che spesso non sappiamo riconoscere.
È durata un’oretta st’emozione, ma però m’è piaciuta, pure se “ma però” nun se dice.
L’Italia è n paese ingovernabile. Quando la moka fischia significa che il caffè è pronto. Tra le due affermazioni quella che più mi ha stupito stamattina è senza dubbio la seconda. Si, perché il fatto che l’Italia sia un paese ingovernabile, pervaso da contraddizioni ideologiche e divisioni campanilistiche, non lo scopriamo certamente ora. La storia Italiana come entità territoriale unita inizia soltanto nel 1861, quando gli altri stati europei -ai quali guardiamo con lo stesso sguardo dei Re magi nei confronti della Stella cometa- avevano già affrontato nella loro storia, rivoluzioni, guerre, crisi, da paese e popolo unito. Senza soffermarmi troppo sulla storia italiana, mi basta ricordare che l’Italia si forma dall’unificazione di diversi regni e ducati, inevitabilmente contrapposti tra loro per costumi, tradizioni e cultura, questo fattore non può non essere preso in considerazione in un’analisi politica approfondita, che sia chiaro, non mi sto vantando di fare.
Questo accenno storico però, serve per meglio comprendere i risultati elettorali di ieri. O almeno, per meglio comprenderne una parte. L’Italia non è un paese unito. Dobbiamo mettercelo in testa e dobbiamo capire che non lo sarà fintantoché non ci sarà un leader carismatico che abbini le proprie competenze politiche ad una moralità ed un’etica, che gli permetterà di essere escluso, grazie all’indottrinata opinione pubblica, dall’affollato circolo “è tutto un magna magna”. Stesso circolo che ieri sera ha dovuto annullare l’ordine d’innumerevoli casse di champagne e caviale. Si, è un clichè. L’ho detto. Fa italiano medio. Ok. Chissenefrega. Scrivere tutto attaccato fa giovane. Sono giovane. A parte i capelli. Peccato.
Tornando a noi (magari tornassimo A Noi! veramente) tutti quanti secondo me dovremmo gioire delle elezioni di ieri -a parte il PD, che dovrebbe fare mea culpa e basta- o almeno, se non proprio gioire, avere il coraggio di vedere questi risultati con un’altra visuale. Sicuramente non c’è maggioranza consolidata, non si faranno riforme, i mercati ne risentiranno, il temuto spread schizzerà alle stelle e nella notte rapirà i vostri bambini per convincerli a vestirsi come il diplomato Giannino. Ma qualcosa è avvenuto, un vento di cambiamento c’è stato. Gli italiani si sono stancati e questa volta, l’hanno dimostrato nell’unico modo dimostrabile: il voto. Hanno punito il PD reo di avere avuto tra le mani Renzi, che probabilmente avrebbe ottenuto una maggioranza schiacciante, ma di non averlo voluto candidare, tramite un’opera dissuasiva che al confronto quella della Chiesa riguardo al sesso è una fesseria, palesando e facendo percepire -perché gli italiani non sono stupidi, percepiscono, quando vogliono loro, ma percepiscono e comprendono- che la logica del rinnovamento e del lasciare le poltrone che contano ai giovani ed a chi più merita, vale solo se la poltrona che devo lasciare non è la mia. Risultato? 25,2% alla Camera, 27,4% al Senato. Puniti.
Punito è stato anche il PDL che probabilmente se non fosse stato riconosciuto dai più -chi può biasimarli?!- come il principale colpevole della situazione italiana, avrebbe vinto tranquillamente le elezioni. C’è da dire, però, per onestà intellettuale che il PDL in questo risultato poco c’entra, chi ha vinto è stato Berlusconi che in un modo o nell’altro, -chissà quanto lecito, l’altro- ha ottenuto un risultato che soltanto 3 mesi fa era quotato almeno a 20 volte la puntata dai bookmakers. Si, si può scommettere anche sui risultati elettorali. Quando l’economia di un paese va verso la rovina, l’aumento di scommesse e gioco d’azzardo, anche se contrassegnato dall’ipocrita etichetta “gioca responsabile”, è il primo sintomo.
Resta comunque un giallo, talmente complicato che neanche l’astuta Signora Fletcher riuscirebbe a risolvere : sono 20 anni che Berlusconi non lo vota nessuno, eppure ha presieduto il Consiglio dei Ministri per 4 volte, facendo sempre grandi risultati nelle elezioni in cui era dato per finito. Bah, i misteri italiani.
Logicamente non posso evitare di scrivere due righe sul M5S che sicuramente è il vincitore di queste elezioni. Qui però non voglio entrare nel merito e nella tanto gettonata discussione del voto di protesta e dell’antipolitica, che poi se credete che la politica sia quella alla quale siamo stati abituati negli ultimi vent’anni, vi consiglio, se non di stare zitti, almeno di non ergervi a pensatori politici. Grillo ha un merito che deve essere riconosciuto, quello di aver colpito nel punto in cui fa più male, ha colpito dove invano tramite manifestazioni, proteste, scioperi, scontri ed arresti in tanti avevano tentato, ma nessuno v’era mai riuscito. Ha tolto loro i voti, le poltrone, tante, così tante da far riflettere, da far loro riflettere e far loro, speriamo, finalmente capire che i valori, l’identità nazionale, le idee, il senso etico, il futuro e il lavoro non sono cose astratte da palesare con orgoglio soltanto durante la campagna elettorale in quei lunghi discorsi redatti dal proprio staff, dai quali non fuoriesce passione ma solo calcoli accurati. Bisogna capire che quelle parole hanno un significato, al quale noi, folli, immaturi, irresponsabili, bamboccioni, choosy o semplicemente giovani, vogliamo credere e al quale continueremo a credere.
Continuano a dirci che c’è poco da essere ottimisti, probabilmente hanno ragione, ma un detto popolare vuole che la ragione sia dei cornuti, per cui non scoraggiatevi, non vi inventate di voler lasciare il paese, o meglio, fatelo se lo ritenuto opportuno, non abbiamo bisogno di gente che si lamenta e in fin dei conti non conclude nulla, vogliamo sentirci orgogliosi di essere italiani, vogliamo guardare al futuro con serenità ed essere davvero ottimisti, sicuramente non ci hanno insegnato ad esserlo, in questo siamo autodidatti, ma probabilmente, proprio per questo motivo è la cosa che ci riesce meglio fare.
E comunque se vi occorre una spinta per essere ottimisti, pensate che finalmente Fini è fuori. Per Casini invece, ci stiamo lavorando.
P.s. Aprendo Facebook stamane ho trovato una foto con scritto: “No Pope, No Government, No Police Chief, England Who is Punk Now?” Goliardica e Geniale al tempo stesso. Italiana direi.